Tina Anselmi: Storia di una passione politica
Nel giorno in cui l’Italia festeggia l’anniversario della Liberazione voglio parlare di Tina Anselmi: aveva diciassette anni quando, nel 1944, assiste all’impiccagione di un gruppo di giovani partigiani a Bassano del Grappa, ed è allora che questa giovane studentessa entra nella lotta armata della Resistenza e diventa una staffetta dei partigiani con il nome di Gabriella.
Sono stato sempre affascinato dalla figura di Tina Anselmi. Nata a Castelfranco Veneto nel 1927, ha suscitato in me sentimenti di tenerezza e di affetto, mentre il suo impegno politico e civile, iniziato con la Resistenza e proseguito nel Sindacato e nella Democrazia Cristiana, è stato per me fonte di ispirazione e di ammirazione.
Tina Anselmi è stata la prima donna ministro della storia della Repubblica italiana, ed in tale veste io ho conosciuto la sua volontà e la sua tenacia.
Lavoravo, allora, nella filiale di Roma della Siemens, una multinazionale del settore metalmeccanico, e seguivo le trattative sindacali intavolate per far fronte ad una crisi aziendale che minacciava pesantemente i livelli occupazionali in Italia. La vertenza era giunta in un vicolo cieco e le parti chiesero la mediazione del Ministero del Lavoro. Ho fatto parte della delegazione sindacale che giorno e notte, ininterrottamente, si incontrava con il sottosegretario incaricato, ed alla fine, grazie all’intervento ministeriale, la vertenza è stata chiusa con garanzie occupazionali a favore dei lavoratori espulsi dalla ristrutturazione dei processi produttivi in corso.
“Conoscevo la realtà di cui, come ministro, mi sarei dovuta occupare e, cosa molto importante, avevo dimestichezza con la cultura, la psicologia, il modo d pensare dei sindacalisti e dei lavoratori che essi rappresentavano”dirà trent’anni dopo in libro intervista curato da Anna Vinci, dove si parla, fra l’altro, di passione, di spirito di servizio e di idealità che hanno dato un senso profondo al suo impegno. Io sono stato un testimone diretto di questo impegno, ed il trascorrere del tempo non ha scalfito i miei sentimenti verso questa donna.
“Per quanto mi riguarda – dice ancora Tina Anselmi – a distanza di tanti anni, posso dire che i ricordi più belli sono strettamente legati alla soluzione dei problemi, alle risposte che i miei collaboratori ed io abbiamo saputo dare ai bisogni della gente”. Ed è questa la gioia condivisa dell’impegno – come recita il sottotitolo del libro – ; è tutta qui la storia della passione politica di una donna che, una volta nominata ministro del Lavoro e poi della Sanità, continua a vivere in una stanza in affitto presso l’abitazione di due signorine dell’Azione Cattolica, e lì rimane fino alla fine della sua ultima legislatura, nel 1992.
Un esempio raro nel panorama politico italiano; un esempio da tenere ancora presente perché sono i personaggi come Tina Anselmi che hanno prima lottato per la libertà in Italia e poi hanno speso la vita per la ricostruzione del Paese, dopo gli orrori e le tragedie della seconda guerra mondiale.