Bertinotti primo maggio e comunismo
Fausto Bertinotti è stato eletto alla presidenza della Camera dei Deputati, ed ora che ha dedicato l’elezione alle operaie e agli operai, voglio fare alcune riflessioni sul comunismo; non sui partiti che ad esso si sono ispirati, ma sul comunismo come ideale che ha convinto milioni di persone nelle diverse nazioni della Terra.
Le enciclopedie dicono che il comunismo è, nel senso più generico, l’aspirazione a realizzare l’uguaglianza fra gli uomini nella comunione di tutti i beni, mentre, in senso stretto, la dottrina intende applicare il principio di uguaglianza attraverso l’abolizione della proprietà privata e la messa in comune dei mezzi di produzione e dei beni di consumo.
Forme pratiche di comunismo, al di fuori di ogni schema dottrinario, si riscontrano nel passato fin dal primo formarsi di gruppi umani con la proprietà comune della terra, e si manifestano poi nella colonia greca di Lipari, nelle istituzioni di Creta e di Sparta, nel disegno di Pitagora; Platone delinea una società fondata sulla comunione dei beni e delle donne, però, fedele alla visione aristocratica, ne esclude le classi lavoratrici.
All’apparire del Cristianesimo le prime comunità vivono in comune e mettono insieme tutti i loro beni allo scopo di realizzare l’uguaglianza fra i veri figli di Dio. Nel Medio Evo l’idea è presente in diversi movimenti religiosi (Gioacchino da Fiore in Calabria) e l’esistenza di forme di vita comunitaria è riscontrata nelle civiltà americane prima della scoperta di Colombo.
Il comunismo riappare come sistema ideale nella “Città del Sole” del calabrese Tommaso Campanella, ma nel secolo dei Lumi la Rivoluzione Francese prende un’impronta borghese e la rivoluzione industriale in Gran Bretagna facilita la nascita di una nuova classe sociale, il proletariato, che prende forma e coscienza ed allontana l’utopia dell’assimilazione di tutte le classi sociali in un’unica classe di uguali.
Nasce, allora, il concetto della conquista del potere politico per soddisfare le esigenze dei lavoratori e prendono corpo una serie di idee, fra le quali emerge il marxismo, che concepisce la storia come lotta di classe e si presenta come espressione del proletariato che dovrà sostituire la proprietà sociale a quella privata.
Dopo la nascita dei Sindacati in difesa dei lavoratori, dopo l’avvento dei regimi quando l’idea è diventata dottrina operante di uno Stato, dopo Solidarnosc, Glasnost e Perestrojca, dopo il crollo del muro di Berlino cosa rappresenta il comunismo?
La discussione è aperta e coinvolge la storia, la filosofia, l’economia, la società. E non è una discussione astratta, perché il suo svolgimento arriva a toccare vicende della vita quotidiana. Per esempio, è giusto invitare Letizia Moratti a partecipare al corteo milanese del primo maggio?
Bruno Ferrante, ex prefetto di Milano e candidato sindaco dell’Unione (e quindi avversario della Moratti nella competizione elettorale del 28/29 maggio) dice di non aver mai visto i padroni sfilare con i lavoratori, aggiungendo che la presenza del ministro al primo maggio è una provocazione, mentre Massimo Cacciari, filosofo e sindaco di Venezia definisce “logico e doveroso” l’invito di CGIL, CISL e UIL al candidato sindaco del Polo.
Il comunismo è ancora un pericolo, ripete Berlusconi, il quale – scrive Gian Antonio Stella – inzuppa l’anticomunismo nel caffelatte ogni mattina. Mentre durante la trasmissione “Che tempo che fa” Rossana Rossanda risponde ad una domanda di Fabio Fazio e spiega che il comunismo non è una prospettiva attuale.
Per Bertinotti il comunismo non è mai diventato realtà storica, e laddove il comunismo è diventato Stato, il primo sconfitto è stato proprio il movimento operaio. Il comunismo, aggiunge, non è mai stato messo in pratica, ed alla domanda “Forse perché si tratta di un’idea irrealizzabile?” egli risponde: “Beh, originariamente il movimento è nato per opporsi all’oppressione, se non per eliminare ogni forma di oppressione”.
L’aspirazione a essere liberi e uguali passa attraverso la rimozione dei rapporti di proprietà, ma l’abrogazione della proprietà privata può essere solo un obiettivo da lungo periodo. D’altra parte, pensare di abolire il feudalesimo mentre era in vigore il sistema feudale non era, forse, un’utopia?
Cos’è dunque il comunismo?
“Ciò che noi chiamiamo comunismo – ha lasciato scritto Karol Wojtyla – ha la sua storia: è la storia della protesta di fronte all’ingiustizia; una protesta del grande mondo degli uomini del lavoro, che è divenuta un’ideologia…”.
Altra cosa sono i partiti. Nel congresso di Rimini del 2002 Bertinotti ha detto. “Rifondazione oggi non è più solo comunista”. Non è per questo che molti “non comunisti” hanno votato Rifondazione? E non è forse per questo che lo stesso Bertinotti è stato eletto presidente della Camera?